Alitosi (conosciuta anche come “alito cattivo”) è un termine medico usato per descrivere l’odore sgradevole nell’aria esalata dalla bocca. Il termine deriva dal latino “halitus” (aria espirata) e dal greco “osis” (alterazione).
Si tratta di un problema su cui ci si interroga da secoli e in tutte le parti del mondo: già nel 200 a.C. Il drammaturgo Tito Maccio Plauto alludeva a questa patologia come causa di problemi coniugali; Ippocrate, uno dei padri della Medicina, insisteva nel dire che avere un alito gradevole fosse un indicatore del grado di dolcezza interiore e dello stato di purezza dell’anima e arrivò a formulare un collutorio aromatico che garantiva un alito gradevole, a base di vino puro, anice, semi di aneto e mirto; nella cultura ebraica il Talmud contiene documenti di oltre 2000 anni fa che stabiliscono che un contratto matrimoniale (ketubah) può venire legalmente annullato se uno dei due coniugi soffre di alito cattivo; nell’islamismo si arriva ad attribuire al profeta Maometto l’espulsione di un fedele da una moschea a causa del suo alito dall’intenso odore di aglio.
Nella società attuale, l’immagine e le relazioni interpersonali hanno sempre più importanza. Quando uno stimolo olfattivo ci risulta sgradevole, viene percepito come qualcosa di antiestetico, perfino molesto. Negli Stati Uniti, l’alitosi è il terzo motivo più comune per una visita dentistica
Sebbene molte persone associno l’alito cattivo con la manifestazione di un problema fisico, la maggior parte di coloro che ne soffrono è molto più preoccupato dalle conseguenze sociali dell’avere l’alito cattivo rispetto alla parte fisica. Di fatto, la consapevolezza delle persone che soffrono di alitosi spesso causa effetti psicologici importanti.
La causa dell’odore cattivo sono alcuni ceppi di batteri anaerobi (cioè che proliferano in assenza di ossigeno) del cavo orale che in determinate condizioni producono gas a base di zolfo (chiamati composti volatili solforati o CVS); tali batteri vivono nella bocca, pertanto i gas emessi provengono dalla bocca.
L’azione metabolica di questi microrganismi provoca la putrefazione delle sostanze organiche, principalmente proteiche, contenute nella saliva, nei residui alimentari, nelle cellule di morte della mucosa orali e nel sangue eventualmente presente in caso di gengivite, parodontite o di piccole ferite delle mucose. Questo spiega perché circa l’80% dei casi di alitosi siano attribuibili a problemi della bocca.
Il restante 20% può essere causato invece da altre patologia sistemiche, talvolta gravi, che attraverso l’apparato respiratorio o quello digerente diffondono i composti volatili nell’alito. Tra queste malattie le più comuni sono il diabete mellito, l’insufficienza renale cronica e alcune forme di epatite, senza contare poi le infezioni polmonari e i problemi digestivi.
Anche l’assunzione di alcuni farmaci può rientrare fra le cause dell’alitosi, molti di essi infatti diminuiscono la funzione delle ghiandole salivari fino a determinare la secchezza della bocca (“Xerostomia”) per ridotta salivazione. Sono farmaci molto comuni come alcuni antinfiammatori, ansiolitici, antipertensivi e molti altri.
L’alitosi è quindi un problema, magari antipatico, che spesso può essere risolto facilmente. A volte però è il segnale di un problema più grave, che può provenire dalla bocca o da un altro distretto dell’organismo e che naturalmente non va trascurato.